I nuovi expat italiani in Lussemburgo. Linee di tendenza da approfondire


 

on-the-road-678x381

 

Mediamente giovani, con un alto livello di istruzione, sposati senza figli e non alla prima esperienza di studio o lavoro all’estero. Chi sono e che problemi hanno riscontrato gli italiani arrivati in Lussemburgo tra il 2016 e il 2019. Nonostante il campione non rappresenti il fenomeno nella sua interezza, la ricerca mette in luce le nuove tendenze dell’emigrazione italiana in Europa. E diventa la base per nuovi approfondimenti.

 

Tra luglio e agosto 2019, Espatriando Lussemburgo, Libreria Italiana e PassaParola asbl, hanno partecipato alla ricerca On the road again, sulla nuova emigrazione italiana. A tirarne le fila la Filef, nuova a emigrazione Belgio che con la Comune del Belgio, tra ottobre 2013 e giugno 2014 aveva svolto una ricerca sui nuovi emigranti italiani in Belgio. In seguito il progetto si è allargato ad altri Paesi europei.

Sono stati raccolti e analizzati 749 questionari anonimi tra il Belgio (soprattutto le regioni di Bruxelles capitale e nelle Fiandre, quindi la circoscrizione consolare di Bruxelles), la Svizzera occidentale, circoscrizione consolare di Berna, il Lussemburgo, la Spagna (nell’ area di Barcellona), la Francia (circoscrizione consolare di Parigi) e la Germania, (in un’area di circa 50 Km attorno a Francoforte sul Meno). Il metodo di somministrazione è stato principalmente via social network e – si legge nella prefazione– anche se per il numero di intervistati, non possiamo pensare che i risultati che presentiamo siano quantitativamente rappresentativi per tutte le aree analizzate. Si tratta in realtà di linee di tendenza, in alcuni casi da approfondire, che speriamo possano essere utili alle associazioni e alle organizzazioni che si occupano di emigrazione e alle istituzioni nel loro lavoro all’interno della comunità italiana emigrata. Ma vediamo qualche dato per il Lussemburgo: il campione di ricerca osservato riguarda la fascia d’età tra 35-49 anni, il 60% del quale sposato, senza figli e con un alto grado di istruzione (laurea, specializzazioni, PhD). Le principali regioni di provenienza degli intervistati sono Puglia, Piemonte, Lombardia, Campania, Emilia Romagna. La metà sul totale degli intervistati aveva già fatto un’esperienza di vita in un altro Paese. Tra il 66 e 87% dei rispondenti non ha altri familiari o amici presenti nel nuovo Paese di residenza. Questo indica che probabilmente le catene migratorie, pur se ancora presenti con un peso diverso tra i vari Stati, non sono più il vettore principale della scelta del nuovo Paese di residenza. In tutti i Paesi presi in esame sono quattro i principali motivi che hanno portato al trasferimento, praticamente tutti con lo stesso ordine: a) si è ricevuta una buona offerta di lavoro, b) si cerca un lavoro attivamente, c) per motivi di studio, d) per dare un futuro ai figli e ricongiungersi a familiari. Normalmente nelle ricerche sui nuovi emigranti la maggior parte delle domande si concentrano sulla situazione lavorativa. In questa ricerca si è voluto andare oltre, valutando anche i problemi incontrati, che, in ordine di importanza sono: la ricerca della casa, la frequentazione di nuove persone, la lingua. Nel questionario era disponibile anche un campo a risposta libera. Fra gli intervistati che lo hanno riempito, i problemi comuni a tutti i Paesi analizzati che ricorrono più spesso sono: il diverso costo della vita, di cui spesso non si era a conoscenza; l’adattamento a un sistema-Paese diverso dal proprio; episodi di razzismo; questioni legate al riconoscimento dei titoli di studio.

Per leggere tutti i dati: https://filefnuovaemigrazione.altervista.org/

(Red/picci)

già pubblicato su PassaParola Mag (luglio-agosto 2020)

 

 

 

loading comments...